IntroduzioneIl convegno è risultato di alto livello scientifico, grazie alla partecipazione di relatori italiani e brasiliani, esperti in materia di frutticoltura alternativa, la quale, da tre anni, viene proposta agli interessati: imprenditori agricoli, studiosi, commercianti.E’ il terzo anno che si organizza un convegno nazionale sulla frutticoltura alternativa e il primo internazionale Italia-Brasile. Nel 2015 si senti la necessità di organizzare , a Latina, il primo incontro nazionale sulla frutticoltura non tradizionale, spinti da una interessante e crescente richiesta di mercato di specie frutticole definite alternative, praticamente il “lista d’attesa”. La superficie colturale delle suddette è in espansione favorita dalla domanda crescente e dalle quotazioni favorevoli sul mercato europeo. Spinti dal successo del primo incontro, nel 2016, a Milazzo (Sicilia), si svolse, con successo, il secondo, nel quale chi scrive battezzò la Sicilia, grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche,” la futura capitale d’Italia della frutticoltura esotica”.Al convegno del 2015 si evidenziò la geografia in Italia, quella del Centro Sud, in cui si potevano coltivare le specie frutticole alternative, ossia le aree temperate che vanno da Trapani a Latina. Alcune specie (Melograno, Ficondia, Feijoa, Avocado, Annona, Passiflora, Macadamia, Pecan, Tamarillo, Fingerlime, Pitaya (in serra fredda) e altre. Hanno il loro confine climatico nel Lazio. Per quanto concerne le specie più sensibili al freddo ( Mango, Papaya, Guava, Carambola, Litchi e altre), le quali non tollerano temperature sotto lo zero, l’area di cotivazione è quella delle Regioni del Sud (Sicilia,Calabria e Puglia).All’incontro recente sono state esaminate 20 specie frutticole, di cui alcune nuove come l’Aceruola, l’Annona il tamarillo,la Carambola, le quali entrano nell’interesse del panorama frutticolo.Specie frutticole alternative di grande successo e quelle falliteLa storia dell’actinidia (nome commerciale kiwi) è quella più bella per descrivere il successo di una specie frutticola esotica, sconosciuta nel nostro Paese nel 1971 e che appare sulla scena frutticola con due piantagioni sperimentali nel 1971,una effettuata da chi scrive in Provincia di Latina e l’altra presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (Trento).Attualmente la Provincia di Latina è considerata “la terra del kiwi”, ha una superficie di 9 mila ettari e una produzione di circa 160 mila tonnellate. In Italia la superficie actinidicola è di 26 mila ettari e una produzione di circa 500 mila tonnellate. Dal momento che i consumi procapite sono in aumento (quelli italiani sono di 3 kg) e la domanda è in aumento, la superficie actinidicola è in espansione soprattutto in Provincia di Latina che potrebbe raggiungere nel futuro livelli paragonabili a quelli degli agrumi in Sicilia e dell’uva da tavola in Puglia.Il Babaco, l’anciato in Italia nei primi anni ’80 è l’esempio di fallimento più eclatante. Coltivato in serra riscaldata ha avuto l’effetto di richiamare categorie d’imprenditori non omogenei, attratti dalle quotazioni iniziali dei frutti, 20 mila lire al chilogrammo. Poi la produzione è diventata eccessiva (una pianta produceva, mediamente, 40 kg) e i frutti furono deprezzati e invenduti e molti coltivatori hanno dovuto pagare i debiti contratti per l’acquisto delle serre e gli impianti di riscaldamento,Gli esempi descritti hanno insegnato che lo sviluppo di una specie frutticola avviene nel rispetto dei seguenti fattori: 1- l’area pedoclimatica idonea, ove si producono frutti di qualità e quantità a costi più favorevoli ( il kiwi in Provincia di Latina); 2- sviluppo della superficie colturale in sintonia con la domanda del prodotto dal mercato internazionale; 3- la specie frutticola in post raccolta deve conservarsi in frigo per lungo tempo ( il kiwi si conserva 6 mesi in frigo e 12 mesi in frigo in atmosfera controllata); 4- l’importanza degli aspetti nutrizionali e farmacologici della specie frutticola ( il kiwi è ricco di antiossidanti e di fibra idrosolubile che con i piccoli semi conferiscono al frutto proprietà lassative).Considerazione del prof Carlo FideghelliIn qualità di moderatore della Seconda seziono si riporta di seguito il suo intervento.L’interesse per la frutticoltura alternativa è motivato da due principali ragioni: le difficoltà di mercato e, in alcuni casi, la grave crisi delle colture tradizionali e cambiamenti climatici che già consentono e consentiranno ancor più in futuro la coltivazione di specie subtropicali e tropicali. Una terza ragione è legata all’interesse crescente dei consumatori per tutto ciò che è novità e diverso dal tradizionale, in parte dovuto all’aumentato turismo internazionale, in parte ai maggiori scambi commerciali e in parte agli intensi flussi migratori di popolazioni provenienti prevalentemente da Paesi subtropicali e tropicali.Alcuni dei fruttiferi trattati sono ben conosciuti e consolidati come il ficodindia, il lampone e il mirtillo, altri sono oggetto, da pochi anni, di una intensa di una forte azione di valorizzazione come il melograno, alcuni come la feijoa e il tamarillo hanno un ruolo di coltura amatoriale, altre ancora sono poco conosciute e ancora poco sperimentate per una loro diffusione che non sia solo per curiosità o per consumo familiare (carambola, fingerlime, guava, litchi, papaya, passiflora dr. agr. Ottavio Cacioppo