19/03/2015

Sustainable Orchard Management: the Focus on Roots

Le tecniche di gestione sostenibili degli impianti da frutto sono state l’oggetto di un workshop tenutosi presso il CRA-FRU di Ciampino nella giornata del 5 marzo. Il focus della giornata è stato posto in particolare sulla radice, approfondendo numerosi aspetti fisiologici e metodologici legati all’interazione pianta/suolo. La giornata ha visto l’alternarsi di relatori provenienti da numerosi centri di ricerca ed università italiani: Davide Neri (CRA-Centro di ricerca per la Frutticoltura), Massimo Tagliavini (UNIBZ), Moreno Toselli (UNIBO), Luca Sebastiani (Scuola Superiore Sant’Anna), Bartolomeo Dichio (UNIBasilicata), Serena Polverigiani (UNIVPM), Anna Benedetti ed Alessandra Trinchera (Centro di ricerca per lo studio delle relazioni pianta e suolo) ed il contributo di David Eissenstat e di Michela Centinari della PennState University e di Taryn Bauerle responsabile del Root Biology Lab della Cornell University. Hanno partecipato più di 40 persone provenienti dal mondo scientifico e tecnico. La discussione è stata vivace con numerose domande e richieste di approfondimenti agli autori dei seminari. Nel sito del convegno sono riportati gli estratti degli interventi e delle presentazioni.

Le tecniche oggi a disposizione mettono gli agricoltori nella condizione di poter manipolare la quantità e la qualità della sostanza organica apportata al terreno dai cicli colturali. I processi di domesticazione hanno portato alla selezione di specie e varietà che investono nel proprio apparato radicale appena il 20% dei fotosintetati prodotti. Di questi oltre il 50 % viene impiegato nel metabolismo autotrotrofo. Il carbonio tradotto in biomassa segue invece destini diversi legati al tempo di emivita delle strutture radicali ed alla complessità dei processi microbici che si attivano nella degradazione della necromassa e degli essudati.

Tali processi degradativi assumono un ruolo centrale nella continuazione del ciclo del carbonio ma anche nella gestione di componenti allelopatiche nel terreno. Il bilanciamento delle forze di attrazione dei diversi poli di attrazione che competono nell’allocazione dei carboidrati è una componente fondamentale nel garantire alti carichi produttivi ma anche nel preservare la resilienza e la longevità delle piante.

Uno sviluppo equilibrato dell’apparato radicale e l’implementazione della sua attività attraverso la costruzione di radici fibrose con funzione assorbente e la promozione di radici pioniere funzionali all’esplorazione di nicchie diverse, la modulazione dell’approfondimento dell’apparato radicale alla ricerca di disponibilità idriche più persistenti sono tutti obiettivi compatibili con una gestione intensiva, ma sostenibile, degli impianti con interventi volti a migliorare la fertilità fisica chimica e biologica del terreno. L’apporto di ammendanti organici si è dimostrato uno strumento funzionale all’aumentare dell’ospitalità del suolo alla proliferazione radicale ed ha mostrato vantaggi in termini di longevità degli apparati stessi consentendo bilanci di risorse meno dissipativi e più efficienti. Ogni intervento volto a garantire una maggior costanza della disponibilità idrica del terreno può ugualmente giocare un ruolo nel preservare la funzionalità dell’assorbimento radicale evitando stress e cali di conducibilità difficilmente reversibili che da essi derivano. Strategie possono essere adottate anche per amplificare i meccanismi di difesa propri della pianta garantendo ad esempio un ottimale funzionamento delle acquaporine nella difesa da stress idrici o la formazione di strati suberificati come forma di difesa dalla penetrazione di micronutrienti e metalli a livelli tossici. Solo l’integrazione delle strategie a disposizione può coniugare nel lungo periodo produttività e sostenibilità delle interazioni biotiche e abiotiche che plasmano la rizosfera, con implicazioni anche sulla qualità delle produzioni.