13/04/2016

Relazione sul corso di alta formazione tecnica sulla potatura

Il corso di alta formazione tecnica sulla potatura è stato seguito da 22 persone: tecnici di aziende importanti e piccoli coltivatori, docenti degli istituti tecnici agrari, liberi professionisti e ricercatori, provenienti da diverse aree frutticole italiane (fra cui Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Lazio, Calabria, Marche, Sicilia). 
Lo sforzo di creare un linguaggio comune basato sull’interpretazione fisiologica della crescita vegetativa e dell’attitudine riproduttiva è stato il filo conduttore e forse la chiave del successo del corso. Il ciclo vitale dell’albero è stato descritto attraverso l’evoluzione delle sue parti, coordinate nel sistema aereo radicale, e la potatura è stata introdotta come controllo della crescita e non solo come taglio. Gli interventi sono stati presentati in modo ragionato basandosi sull’età fisiologica della pianta e sulla possibilità di fissare alcune funzioni utili (equilibrio vegeto-produttivo) per un periodo più lungo di quello che l’albero naturalmente potrebbe fare. 
Anche il controllo della dimensione dell’albero è stato descritto come manipolazione dei rapporti fra parte aerea e radicale e la nanizzazione è stata presentata come il naturale risultato fisiologico dell’uso di portinnesti deboli, che inducono dimensioni inferiori al potenziale genetico della varietà coltivata, e della sinergia con la gestione dell’acqua e della nutrizione ovvero con la potatura radicale. Mentre la potatura aerea usa il taglio di raccorciamento dei rami e delle branche per rinvigorire, e la curvatura o il taglio di ritorno per indebolire.  
La conoscenza delle gemme e della crescita del germoglio attraverso un modello di dominanza/dormienza permette di agire in momenti diversi (in verde precoce, in verde tardivo, al bruno e in prefioritura). Ciascuna epoca presenta tagli di significato fisiologico diverso e diversi sono i rami che vengono prodotti, anche in funzione della diversa dormienza delle gemme (oggi importante fattore da non trascurare in presenza di inverni miti e di poche ore di freddo in diversi ambienti italiani). I tipi di ramo e la possibilità di regolare il carico produttivo con il diradamento sono fondamentali per raggiungere produzioni elevate e costanti nelle diverse forme di allevamento. 
Un’attenzione a parte è stata riservata alla qualità dei frutti. La posizione del frutto sul ramo e la sua rotazione durante la stagione sono fattori importanti da prendere in considerazione per ottenere la massima qualità. Ci si può spingere fino alla regolazione del potenziale produttivo, ad esempio nel caso del pesco con la spuntatura del ramo, laddove l’allegagione è elevata, ovvero con la potatura lunga per aumentare il potenziale produttivo in varietà che allegano poco. 
Il corso si è poi avvalso della collaborazione di un esperto della potatura del noce per mostrare il potenziale di questa specie in sistemi di allevamento moderni ad asse strutturato per varietà molto produttive su gemme laterali. Questo tipo di potatura dopo alcuni anni può essere sostituita con la potatura meccanica senza grosse perdite produttive. C’è grande interesse verso questa specie per il buon andamento dei prezzi, ma soprattutto per l’innovazione nella impiantistica, che oggi può essere completamente meccanizzata anche in aziende piccole con la possibilità di noleggiare le macchine a un costo molto competitivo in grado di lasciare un margine economico molto interessante all’imprenditore. 
Dopo tre giorni, molti seminari e alcune ore di pratica nei campi del centro di ricerca per la frutticoltura del CREA, il fantastico gruppo si è sciolto. Spero che l’anno prossimo ci sia la possibilità di ripetere questa esperienza con un nuovo gruppo altrettanto motivato e capace.  

Davide Neri
Centro di ricerca per la frutticoltura