Workshop su Verde urbano ed inquinamento

Venerdì 7 ottobre 2011 si è svolto ad Imola, presso Palazzo Vespignani, sede del corso di Laurea in Verde ornamentale e tutela del paesaggio della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, il Workshop su ‘Verde urbano ed inquinamento’, organizzato col patrocinio di MiPAF, SOI, AIAPP e Florconsorzi, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
A seguito dei saluti di Patrizia Tassinari, Presidente del Corso di laurea e di Marcella Minelli, Presidente della Sezione Triveneto dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, Carla Nisini, in rappresentanza del MiPAF, ha illustrato le principali azioni del Ministero a favore del florovivaismo, e soprattutto le nuove linee di ricerca e sperimentazione sostenute dal piano di sviluppo 20102012, volte a migliorare, standardizzare e promuovere le produzioni nazionali nonché, certificare i processi.
Maria Eva Giorgioni, docente della Facoltà di Agraria di Bologna, oltre a far da moderatore nel corso della giornata, ha poi illustrato la storia e le principali attività della SOI, nel campo della ricerca e della divulgazione dei risultati, e ha sottolineato il crescente interesse della Società verso le tematiche connesse all’ambiente e ai cambiamenti climatici.
Nella prima parte del workshop son stati trattati gli aspetti inerenti le sorgenti d’inquinamento in ambito urbano, gli effetti dell’inquinamento sulla salute e le relazioni fra vegetazione e ambiente.
Ha aperto i lavori Pierluigi Barbieri del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Trieste con una relazione sulle sorgenti d’inquinamento in ambito urbano nella quale è stato evidenziato che le fonti principali sono costituite dai veicoli per il trasporto di cose e persone, dagli impianti di riscaldamento e, in alcuni, casi dagli impianti industriali. Le sorgenti possono avere elevata variabilità spaziale e temporale, essendo condizionate dall’orografia del territorio, dalla meteorologia, dalla stagionalità, dal parco veicolare circolante e dai cicli produttivi. E’ stato sottolineato, inoltre, che PM e NOx non calano, pur essendo migliorata negli anni la qualità dei combustibili e spesso anche la fluidità del traffico e che l’uso di legna per il riscaldamento non è esente dall’emissione di PM10.
Paolo Pandolfi, dell’ASL di Bologna ha, invece parlato degli effetti dell’inquinamento urbano sulla salute umana riportando nel dettaglio gli effetti degli ossidi di zolfo e azoto, del monossido di carbonio, dell’ozono, del PM10 e in particolare del PM2,5 . In funzione delle sue dimensioni, il particolato, oltre che trasportare sostanze tossiche, agisce in modo meccanico determinando effetti irritativi quali asma, bronchiti, enfisema polmonare e  tracheiti, che possono essere alla base di danni irreversibili, sia a livello del polmone che di altri organi se passa in circolo. Inoltre è alla base di gravi alterazioni dell’apparato cardiovascolare tanto da influire sul tasso di mortalità.
Rita Baraldi dell’IBIMETCNR di Bologna, ha illustrato gli aspetti positivi del verde urbano nonché le specie arboree più efficienti nel mitigare gli inquinanti (CO2, gas, polveri, ozono). Fra queste sono state citate, in quanto particolarmente adatte ai nostri ambienti: Acer campestre e A. platanoides, Fraxinus ornus e F. excelsior e Tilia cordata. Sono state riportate anche le principali attività previste dal progetto GAIA, al fine di promuovere la forestazione urbana in funzione di un decremento delle sostanze inquinanti.
A seguire, Alessandra Castellini e Alessandro Ragazzoni dell’Università di Bologna hanno definito ed inquadrato economicamente il verde come bene ambientale e quantificato la disponibilità di verde procapite nei capoluoghi di provincia italiana nonché proposto la metodologia estimativa di supporto alle decisioni per gli interventi sulle aree verde. E’ stato sottolineato come la disponibilità di verde procapite sia estremamente variabile fra le città, con valori che oscillano dai circa 2800 mq dell’Aquila ai 0.3 mq di Taranto.
Le tecniche di analisi e monitoraggio di alcune specie, quali i muschi, scelte come bioindicatori dell’inquinamento urbano, sono state poi illustrate da Livia Vittori Antisari dell’Università di Bologna che da anni sta valutando il rateo di deposizione medio dei metalli pesanti quale indicatore del livello d’inquinamento di giardini e aree urbane dell’EmiliaRomagna.            A pomeriggio si è tenuta la seconda parte del workshop, relativa i primi risultati conseguiti dalle U.U.O.O. che partecipano al progetto di ricerca MIA, volto a valutare  quantitativamente le capacità di specie arbustive ed arboree di mitigare l’inquinamento atmosferico e del suolo  in ambiente urbano e perturbano.
Benedetto Aracri, di Florconsorzi, L’Azienda cofinanziatrice il progetto, ha riassunto la situazione del florovivaismo in Italia e nel mondo, l’entità delle produzioni e le criticità che caratterizzano attualmente il settore.
Luca Marchiol dell’Università di Udine ha poi illustrato il progetto MIA sottolineando che alla ricerca collaborano 4 U.U.O.O: il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Udine, il Dipartimento di Colture arboree dell’Università di Bologna, il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell’Ambiente Agroforestale dell’Università di Firenze e il CRAVIV, Unità di Ricerca per il Vivaismo e la Gestione del Verde Ambientale ed ornamentale di Pescia, con attività integrate e complementari riguardanti rispettivamente l’abbattimento del contenuto di idrocarburi policiclici aromatici, l’assorbimento e immobilizzazione dei metalli pesanti, l’assimilazione di CO2, l’efficienza d’uso d’acqua e l’influenza dello schema d’impianto sulla capacità di intercettare il particolato da parte della chioma di 9 specie arbustive a foglia persistente, piuttosto comuni per l’alta adattabilità al clima italiano.
In particolare, le 4 unità stanno lavorando su Arbutus unedo, Eleagnus x ebbingei, Ilex aquifolium ‘Nelly Stevens’, Laurus nobilis, Ligustrum japonicum, Photinia fraseri‘Red Robin’, Pittosporum tobira, Viburnum lucidum e Viburnum tinus.
Il fine ultimo è quello di identificare le specie più tolleranti agli inquinanti e idonee al risanamento del suolo in modo da indirizzare la scelta varietale in fase di progettazione delle aree verdi. La ricerca terminerà con la stesura di schede a supporto del marketing aziendale, in cui alle caratteristiche botanicomorfologiche saranno associate, per ogni specie, la relativa efficienza ecologica ai fini della mitigazione ambientale, nonché le linee guida per la progettazione di formazioni vegetali ad alta capacità di mitigazione ambientale.
Dopo l’introduzione, il relatore ha esposto i risultati del primo anno di sperimentazione dell’unità operativa di Udine.
Il contributo di Udine al progetto consiste in uno screening sulle piante elencate per l’abbattimento di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) contenuti nel PM10 .Dalla bibliografia viene evidenziata la capacità, da parte della vegetazione, di intercettare i composti prima elencati uniti ad una serie di particelle. Tuttavia le indagini fino ad ora condotte son state riferite quasi esclusivamente ad aspetti quantitativi, mentre non è noto il comportamento delle singole specie, che varia in funzione delle caratteristiche morfologi