Come innovare il castagno, il punto a Castanea2019

Oltre 150 esperti italiani ed esteri, per lo più da Slovenia e Svizzera, hanno partecipato al 7° Convegno Nazionale sul castagno “Castanea 2019”, organizzato dalla Fondazione Edmund Mach e dalla Società di Ortoflorifutticoltura Italiana. L’evento, a cadenza quadriennale, si è svolto presso l’Istituto Marie Curie diPergine Valsugana (TN) in giugno, grazie anche al supporto del Comune di Pergine ed ai diversi patrocinatori (Mipaaft, PAT, CSDC, ANCC, APT Valsugana, Chestnut R&D Center, SISEF).

La prima serata ha permesso ad Associazioni castanicole italiane accreditate, di presentare la propria attività e di confrontarsi. Nei giorni seguenti la comunità scientifica ha presentato e discusso i risultati della ricerca e le prospettive di progresso di questa coltura.
Si può affermare che si tratta dell’”anno zero” o 2.0 per la Castanicoltura Italiana ovvero è il momento di scegliere fra tradizione, innovazione e mercato. Infatti, il lungo periodo di depressione, indotto dal susseguirsi di fitopatie, ha determinato la perdita di resilienza del castagneto da frutto. L’Italia, da Paese leader (55mila t) è diventata, in poco tempo, un Paese importatore (26mila t ). Grazie ai nuovi impianti intensivi di castagno il Portogallo arriva a produrre 29mila t; la Turchia 63 mila t; Grecia e Albania 36 mila e 6mila t rispettivamente.
Il paradosso è che il castagno è ancora una delle piante più diffuse, ma la maggior parte degli impianti è in stato di abbandono.

La parola chiave è “programmazione” per realizzare un rinnovamento dinamico attraverso politiche di valorizzazione dei prodotti e di innovazione dei sistemi produttivi. Come riportato dal nuovo Piano di settore saranno necessarie le seguenti azioni:

• valorizzazione del prodotto e creazione di una nuova filiera di prodotti tipici e IGP/DOP che portino valore aggiunto a livello locale, fornendo un efficiente sostegno ai suoi operati basato su un’agevole fruibilità dei risultati ottenuti dalla ricerca;
• inventario delle cultivar italiane attraverso la caratterizzazione morfobiologica, genetica e merceologica per incrementare le produzioni, recuperare e migliorare i castagneti tradizionali, oltre che per sviluppare nuove cultivar e portinnesti;
• creazione di nuovi impianti in aree orograficamente più favorevoli utilizzando materiale vivaistico e genetico (cultivar/portinnesto) rispondente alle condizioni di una castanicoltura moderna;
• sviluppo di sistemi di meccanizzazione agro-forestale per la gestione, la trasformazione e la conservazione sia del prodotto fresco che del legno;
• valorizzazione degli aspetti paesaggistici e turistici del castagno e le relative attività economiche collegate al settore castagno.

Da Castanea 2019 è emersa la volontà diffusa di essere parte di un concreto cambiamento, che nasca da azioni coordinate, sinergiche e condivise, soprattutto in termini di risorse investibili.