Scomparsa del dr. Edo Ansaloni

Ricordo scritto dal prof. Silviero Sansavini

Il dr. Edo Ansaloni nacque a Bologna nel 1925 e si laureò in Scienze Agrarie nel 1949. Si calò subito nella parte del “figliol prodigo”, subentrando nella gestione dell’azienda vivaistica del padre Arturo, che venne meno poco dopo (1951). Edo, fin dagli inizi, fu assiduo interlocutore delle due Università di Bologna e Firenze, sviluppando una fruttuosa collaborazione in campo vivaistico. Nel 1954 si unì al ristretto gruppo di docenti, vivaisti e tecnici che fondarono a Firenze la Società Orticola Italiana. Parallelamente, manifestò un forte interesse per il mondo anglosassone ed in particolare per il vivaismo americano, attestato da frequenti viaggi e stretti contatti con le maggiori professionalità americane dell’epoca.
Fu tra i primi vivaisti a introdurre dagli USA, nel dopoguerra, molte delle nuove varietà, soprattutto mele, pere, pesche e anche materiale genetico sperimentale, mezzi tecnologici e meccanici avanzati, modalità di gestione dei vivai industriali, approcci contrattuali e mercantili. Per tutto questo, Edo Ansaloni va considerato un antesignano del moderno vivaismo. Ad esempio, ai primi degli anni ’60 (vent’anni prima della certificazione vivaistica), introdusse, nella propagazione clonale delle varietà di mele e pere, l’utilizzo di materiale d’innesto virus-controllato e virus-esente, grazie all’accordo di collaborazione col laboratorio universitario del professor Grabriele Goidànich, che, primo in Italia, stava sviluppando la termo-terapia delle varietà coltivate, affidandone poi la responsabilità al professor Antonio Canova (Lab. “Laspave”). I vivai di Edo Ansaloni in Italia, come quelli di George Delbard in Francia, erano, intorno agli anni ’70, l’equivalente degli odierni licenziatari delle migliori novità genetiche, perché in America c’era già allora la brevettazione delle varietà. Ansaloni veicolava soprattutto le varietà del più noto vivaista, Paul Stark, assai popolare negli Stati Uniti. Diceva, infatti, che il suo maggior business veniva dalla clientela degli amatori (giardini e frutteti familiari) piuttosto che da quella degli agricoltori. Ma il non poter disporre, per circa un decennio, dei portinnesti clonali nanizzanti come l’M9 di East Malling e il cotogno d’Angers (che non erano stati ancora “risanati”) impedì ad Ansaloni di conquistare il mercato attraverso una rapida diffusione delle piante virus-esenti; sistema innovativo, peraltro tenacemente avversato dal fronte dei vivaisti “conservatori”.
Fu però un suo successo la creazione dei primi “Garden center” italiani, a Roma ed a Bologna ed i vivai di produzione nel Parco Nazionale del Circeo, a Sabaudia (LT), dove, per la prima volta in Italia, fu istituita la vendita self-service per grandi assortimenti di piante da fiore ed ornamentali. A questi Garden Center ne seguirono altri, in varie regioni. Ma i meriti assunti da Ansaloni per l’ammodernamento della produzione di piante da giardino e ornamentali a Sabaudia furono molti: vi introdusse le nuove tecnologie per la moltiplicazione in vaso e minicontenitori, non solo per le sempreverdi; l’uso del “mist”, cioè della tecnica di nebulizzazione per il radicamento delle talee erbacee; nuovi metodi distributivi e mercantili dettati dal marketing. A Bologna, invece, aveva modernizzato la gestione del vivaismo frutticolo, con automazione e meccanizzazione delle varie fasi.
Ansaloni, dunque, è stato un grande precursore e realizzatore, e non solo nel campo vivaistico, dal quale a poco a poco si discostò per problematiche legate al mondo del lavoro. Ma il suo fervore applicativo lo spinse a spendere generosamente sé stesso, impegnandosi a favore della propria categoria professionale, con varie attività a beneficio anche della cittadinanza e della nuova società del welfare. Infatti dedicò per qualche anno molte energie alla preparazione e formazione tecnico-vivaistica dei giovani (quando ancora mancavano corsi di laurea specialistici), e si fece carico di deleghe e rappresentatività del vivaismo italiano a livello di Commissioni governative ed europee.
Le sue critiche e proposte ai convegni e gli interventi pubblici erano sempre molto ascoltati, perché le sue idee avevano spesso il riscontro del proprio vissuto: Ansaloni è stato in ogni campo un uomo straordinario, generoso e altruista (ma “non aspettarti mai di ricevere gratitudine”). Nella seconda parte della sua vita, quando ormai aveva demandato ai figli la responsabilità delle residue attività vivaistiche, si dedicò professionalmente ad altri campi di interesse, seguendo le sue passioni sentimentali e hobbistiche (per esempio la fondazione di un club nazionale per le auto fuoristrada e le jeep, la collezione di auto d’epoca e di mezzi militari), fino all’ultima sbalorditiva iniziativa: la creazione di un Museo (Memoriale della libertà) ai confini tra Bologna e San Lazzaro di Savena, che riproduce scene realistiche del fronte alleato (linea Gotica) e della liberazione di Bologna, arricchito da animazioni e filmati realizzati dallo stesso Ansaloni, che, studente ventenne, aveva la passione del documentarista.
Ma il mondo frutticolo non lo ha mai dimenticato.
Lo scrivente, memore dei suoi primordi universitari, visse una esaltante stagione collaborativa con Edo, facendo esperienze comuni presso la sua azienda “Vernizza” a San Lazzaro di Savena, posta al centro di un grande parco, in cui lui aveva messo a disposizione, sempre a sue spese, un piccolo laboratorio vivaistico con un paio di tecnici suoi collaboratori che si stavano specializzando in frutticoltura. Nacquero allora (1960-1965) nell’Azienda Ansaloni, le prime documentate schede pomologiche varietali, che precedettero studi e attività in seguito condotti sulle collezioni varietali del nascente Centro Agrario Sperimentale di Cadriano, dell’Università di Bologna.
La SOI in occasione del suo 26° Convegno peschicolo (Cesena, novembre 2009) gli assegnò una targa di benemerenza alla carriera, per i meriti acquisiti nel campo della frutticoltura e per il “lungimirante impulso dato allo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie vivaistiche” mentre dal lato dell’impegno civile il Comune di San Lazzaro, nel 2012, gli ha assegnato “Il Lazzarino d’oro”, riconoscimento unico, altamente simbolico, per aver realizzato in modo appassionato e creativo, nella sua lunga carriera, tante iniziative che onorano la città. Anche il Comune di Bologna, sia pure tardivamente, gli ha reso ufficialmente onore.