Aumento delle temperature, maggiore frequenza di fenomeni atmosferici estremi, scarse precipitazioni, oggi giorno modificano il micro clima per sino nelle aree storicamente vocate, quindi occorre adottare nuove tecniche di coltivazione per difendere la PLV. È necessario investire nella ricerca per intercettare nuove strategie e soluzioni utili a sostenere meglio le coltivazioni, fronteggiare gli stress abiotici, garantire la sostenibilita` del comparto. Abbiamo discusso di queso ed altro, nell'evento dal titolo «Cambiamenti climatici, prevenzione, mitigazione e gestione del rischio» tenutosi lo scorso 4 marzo a Lamezia Terme (Catanzaro). L’evento ha convinto le colture di maggiore interesse del territorio. Agrumi, Olivo, Vite, Ortaggi. L’apertura di lavori ed i saluti della SOI sono stati realizzati dal Presidente SOI prof. Antonio Ferrante. Ha poi proseguito la dott.sa Annalisa Iuliano, del CREA-OFA, analizzando i cambiamenti climatici sull’olivicoltura nazionale: “stimato un amento di circa 1,5 °C di rispetto all’era pre-industriale, gli effetti saranno sempre più incisivi: sulla produzione, a causa dei problemi in fioritura e maturazione delle olive; sulla riduzione della qualita` dell’olio e le alterazioni organolettiche. Non possiamo più sottovalutare l’importanza dell’irrigazione, per sino in aree considerate ricche, a fronte del fatto che anche sull’olivo lo stress idrico comporta danni nn più sotto valutabili. Gli agenti patogeni stanno anche manifestando virulenza e periodicità di attacchi maggiori ". A seguire, il dott. Daniele Micciche´, del Dipartimento Saaf_UNIPA, gruppo di lavoro Prof. R. Dilorenzo, ha analizzato gli effetti manifestatesi negli ultimi anni e correlati al cambiamento climatico sulla viticoltura: «Studi internazionali suggeriscono che entro il 2049 molte aree viticole potrebbero registrare temperature medie superiori rispetto alla soglia ottimale, rendendo piu` complesse le condizioni colturali. In realta`, temperature piu` elevate stanno gia` determinando un anticipo della fenologia, con maturazione tecnologica anticipata, corrispondente a elevati tenori zuccherini e riduzione dell’acidita` totale. Tuttavia, tale anticipazione spesso non coincide con il contemporaneo raggiungimento della maturita` fenolica e aromatica, determinando cosi` il fenomeno del “disaccoppiamento”. Per far fronte a tali criticita`, ha aggiunto, sara` opportuno adottare strategie di medio-lungo termine, come la selezione di varieta` e portinnesti piu` adatti a condizioni climatiche meno favorevoli. Nel breve periodo, invece, l’utilizzo dei biostimolanti puo` rappresentare una valida soluzione per mitigare gli effetti negativi degli stress climatici». Ancora, l’intervento di Domenico Ronga, del Difarma_UNISA : « sul fronte delle colture erbacee, di interesse centrale per la nostra agricoltura, come il grano duro, un recente studio ha evidenziato il potenziale significativo dei biostimolanti nel migliorare la resilienza di questa coltura in condizioni di stress idrico, in particolare attraverso strategie di irrigazione ottimizzate. Diverse esperienze sono state effettuate anche sul pomodoro da industria, ha aggiunto Ronga, – dalle quali emerge chiaramente un ruolo importante dei biostimolanti a mitigare gli effetti degli stress ambientali, soprattutto in annate con elevate temperature e siccita` prolungata nel periodo estivo soprattutto in Campania e Puglia». Il cambiamento climatico non ha sicuramente risparmiato la coltivazione degli agrumi in Italia, nel suo intervento Carmelo Mennone, direttore dell’AGROBIOS_Alsia, Pantanello, ha evidenziato ed analizzato come “ l’aumento delle temperature accelera la maturazione dei frutti, alterandone qualita` e sapore, mentre la siccita` riduce la disponibilita` idrica, compromettendo la resa. Eventi estremi come grandinate e ondate di calore danneggiano le piante, favorendo anche la diffusione di nuove malattie e parassiti. Per affrontare queste sfide, sono necessarie innovazioni nella gestione idrica e nella selezione di varieta` piu` resistenti".